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Attilio Chiodini quella sera rischiò di perdere un’amicizia. Il servizio serale in Centrale radio-operativa se ne stava filando via liscio e lui si godeva il quarto d’ora di cambio sul portone del Comando di Piazza Beccaria. Il solito andirivieni di gente che entrava speranzosa nell’ ufficio sputi ed insulti, quello che restituisce i veicoli rimossi, (piuttosto che il furto, speriamo che ce l’abbiano i vigili, la macchina, pensava il popolo in entrata) e gente che ne usciva  un po’ meno serena, con in mano le istruzioni per il ritiro del mezzo e più leggera di qualche banconota.
L’Attilio ormai non ci faceva più caso, sono ben altre le disgrazie – pensava - lui ne aveva viste tante…. 
Assorto nei suoi pensieri di aspirante saggio, quasi non si avvide che una coppia di vigili motociclisti stava per riprendere servizio, così la moto di Renato Segù, compagno di corso e uno degli ultimi milanesi si fermò a pochi centimetri dal piede sinistro del nostro: - tirati via di lì - ringhiò il Segù, che non mandava mai a dire – sei sempre in mezzo alle balle – La risposta del Chiodini venne fulminea e  geniale insieme, sapendo che  la sua fama di portasfiga, vera o fasulla che fosse, gli assicurava una sorta di esoterico potere.   Sta attento tu, piuttosto, che sta cominciando a piovere……- buttò là l’Attilio.
In effetti il solito temporale di fine estate si stava annunciando con le prime calde gocce. Comunque era ormai ora di risalire in sala radio.
Attilio Chiodini riprese rinfrancato dalla pausa e seduto alla consolle continuò nel suo lavoro. Va detto che a quei tempi, primi anni ’80, i vigili milanesi gestivano ancora il coordinamento delle autoambulanze, quello che ora è passato al 118 e le richieste di intervento giungevano oltre che dai cittadini dal 113, dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco e dal coordinamento delle pattuglie della polizia municipale, che stava nello stesso salone.
- Manda un’ambulanza in Santa Margherita , uno dei nostri motociclisti è scivolato sul pavè -.
La richiesta venne evasa immediatamente ed un pensiero attraversò per un attimo la mente del Chiodini (possibile che…) subito distratto dallo squillo della linea diretta col 113.
Dopo un paio d’ore l’ultimo cambio e di nuovo sul portone, stavolta a salutare i colleghi del turno di notte che iniziavano il servizio.
Pochi minuti dopo rientrò un’autopattuglia, a bordo solo l’autista e sui sedili posteriori ben visibili un giaccone di pelle e tutta la bardatura di cuoio bianco che i vigili motociclisti si portavano addosso. L’uniforme del collega infortunato, senz’altro.
- Sei tu il Chiodini? – domanda retorica del collega autista che lo conosceva benissimo. 
- Cosa c’è? – un attimo di preoccupazione nella voce dell’Attilio
- C’è che quando ti prende il Segù è meglio se non ti fai trovare perché…… - e qui il vigile si dilungò in una minuziosa descrizione della manipolazione sado-anatomo-traumatica che il Renato Segù, dal suo lettino di ospedale gli stava anticipando e promettendo.
Era forse questo il motivo per cui il collega Colombo da qualche tempo lo chiamava Cassandra? - si chiese l’Attilio Chiodini.

Storia tratta da "La leggenda del Chiodini"

Giuseppe Cordini

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